EMERGENZA ECOLOGICA: LO SMALTIMENTO DEI COMPUTER

Chi si chiedesse che fine fanno i computer dismessi rimarrebbe probabilmente
stupito dal sapere che, solo nel 1999, ne sono stati gettati 40 milioni... La
quantità di rifiuti elettronici prodotti in Italia nel 2002 equivarrebbe
ad una collina da 50 mila tonnellate, secondo le stime del Consorzio
EcoqualIt e dell'Osservatorio
nazionale rifiuti; alla fine del 2002 sul territorio della Penisola dovrebbero
essere state dismesse 12 mila tonnellate di monitor, 12.400 di computer (Pc
desktop e portatili, tastiere, mouse, modem), 1.240 di server e workstation,
900 di scanner, 2.610 di stampanti, 13.800 di fax, copiatrici e multifunzione,
4.989 fra toner per laser, ink jet e bubble jet. Per un totale di un milione
di tonnellate di e-waste italico negli ultimi dieci anni, di cui il 90 per cento
finisce in discarica. Il solo incenerimento dei Raee (Rifiuti di apparecchiature
elettriche ed elettroniche) nell'Unione Europea, secondo il WWF,
emette nell'atmosfera circa 36 tonnellate di mercurio e 16 di cadmio all'anno,
senza parlare dell'emissione di diossine e altri agenti altamente nocivi. La
spazzatura hi-tech, inoltre, contribuisce per oltre la metà del piombo
immesso negli inceneritori.
Ogni cittadino europeo produce in media 20 kg di rifiuti elettronici
all'anno e la percentuale è in aumento, compresa fra il 16 e il 28 per
cento entro i prossimi cinque anni. I diversi materiali che compongono gli scarti
contengono parti altamente pericolose come piombo e cromo, Pcb, ritardanti di
fiamma bromurati. L'ultima edizione dell'Award
Ecohitech (il premio ambientale dedicato alle imprese elettriche ed elettroniche
sui versanti della produzione e dello smaltimento sostenibili), è stata
anche l'occasione per sottolineare come l'innovazione tecnologica e l'espansione
del mercato accelerino il processo di sostituzione. Negli anni Settanta i computer
duravano in media 10 anni. Oggi il ciclo vitale medio di un Pc è di 4,3
anni. Numeri che allarmano le varie organizzazioni per la tutela dell'ambiente,
soprattutto in considerazione del fatto che l'Italia non sembra attualmente
disporre delle adeguate misure per fronteggiare tale volume di scarti, spesso
estremamente pericolosi per l'uomo e l'ecosistema. Misure che, come è
facile intuire, vanno da una corretta sensibilizzazione del cittadino fino alla
creazione di centri di eccellenza per la separazione dei componenti di un apparecchio
elettronico e per il loro riutilizzo.
Ancora oggi il 90 per cento dei rifiuti tecnologici finisce in discariche dove
i materiali vengono inceneriti e recuperati senza trattamento preventivo. Ciò
contribuisce ad elevare la presenza tra i rifiuti di agenti inquinanti, inclusi
i metalli pesanti. Vere e proprie bombe ecologiche costituite, oltre che di
plastica e metalli, anche di altre componenti difficili da trattare.
I
componenti interni del Pc e delle sue periferiche infatti contengono composti
pericolosi per la salute, quando vengono dispersi in modo incontrollato nell'ambiente.
Arsenico, piombo, cadmio, agenti mutageni e cancerogeni... Questo elenco non
si riferisce a un arsenale chimico, ma al contenuto dei nostri personal computer(!).
Una grossa fonte d'inquinamento è rappresentata dal monitor, non importa
se a tubo catodico o cristalli liquidi. La faccia interna dello schermo tradizionale
è infatti rivestita con un'emulsione a base di fosforo, combinato con
tracce di altri elementi chimici nocivi alla salute. La situazione non è
migliore nel caso degli schermi piatti Lcd, perché il cristallo liquido
racchiuso tra le due sottili lastre di vetro dello schermo è altamente
tossico.
Nei monitor a tubo catodico i circuiti elettronici sono un altro potenziale
rischio ambientale. Si tratta infatti di circuiti costruiti con tecnologia analogica
e con componenti progettati per lavorare ad alte tensioni. Per soddisfare la
necessità d'ingombro sempre minore imposta ai modelli di recente produzione,
i costruttori hanno dovuto impiegare isolanti realizzati con materiali plastici
non ecologici, come le resine con alto tenore di idrocarburi aromatici (che
sono cancerogeni). Un'altra parte inquinante è il guscio in materiale
plastico. Solo di recente la maggioranza dei costruttori ha iniziato a progettare
involucri facilmente separabili dal resto del monitor e realizzati con plastiche
riciclabili, marchiate in modo opportuno sulla faccia interna non visibile.
I monitor a basso costo di origine orientale e quelli di vecchia concezione
usano generalmente delle plastiche di tipo Pvc (Poli Vinil Cloruro) con composizione
chimica variabile (dunque scarsamente riciclabili), che sprigionano gas tossici
durante la combustione. Lo stesso problema si verifica per la tastiera e il
pannello frontale dell'unità centrale, che non vanno smaltiti nei rifiuti
urbani proprio per la tossicità dei fumi che sprigionano una volta avviati
all'incenerimento.
Se lo smaltimento corretto del monitor pone dei problemi, quello delle schede
elettroniche contenute in un PC costituisce una ulteriore difficoltà;
il circuito stampato su cui sono disposti i componenti è infatti realizzato
con fibre di vetro pressate tra loro e tenute insieme da una resina sintetica.
Se il circuito viene triturato senza prendere le dovute precauzioni, le fibre
di vetro così liberate possono entrare in sospensione nell'atmosfera
e nuocere alle vie respiratorie. State pensando di neutralizzare le schede con
l'incenerimento? Anche questa non è una strada semplice. Infatti, quando
il circuito stampato è di tipo non propagante fiamma (come quasi tutti
quelli moderni) per bruciarlo occorre una vera e propria fornace, con conseguente
spreco di energia. Se è di tipo convenzionale, bruciando in modo incontrollato
sprigiona una grande quantità di diossine, e un fumo ancora più
abbondante e tossico di quello generato dalla combustione della gomma. Altre
plastiche molto tossiche e difficili da smaltire sono le resine che incapsulano
i chip di silicio.
Un veleno contenuto in gran quantità nelle schede a circuito stampato
dei computer è il piombo. Questo metallo, in lega con lo stagno, serve
a garantire la continuità elettrica delle connessioni tra i componenti,
ma non può essere disperso nell'ambiente a causa della sua natura cancerogena.
Tuttavia il piombo è comunque meno dannoso dei metalli contenuti nella
batteria al litio o al Nickel Cadmio che alimenta l'orologio della scheda madre,
e nella grossa batteria dei computer portatili.
Nonostante il problema abbia enormi ricadute sociali, le iniziative di riciclaggio
dei materiali stentano a decollare. L'Unione Europea ha stilato importanti normative
per lo smaltimento dei rifiuti e per la raccolta differenziata ma sono ancora
pochi i comuni italiani che si sono adeguati alla direttive europee.
( Tratto da: Mediamente
e PC
Magazine )
Una valida proposta per la riduzione di questo problema è la
RACCOLTA ed il RIUTILIZZO dei vecchi computer ancora funzionanti: questa pratica
è detta TRASHWARE.